Cosa sta succedendo tra l’Azerbaigian e l’Armenia? Perché questo nuovo conflitto influisce anche sull’economia italiana.
I due Paesi sono in guerra dal 1991, quindi non è una sorpresa che stiano nuovamente flettendo i loro muscoli militari l’uno contro l’altro per il territorio del Nagorno-Karabakh, che entrambi rivendicano come proprio! E sebbene le cose si stiano calmando per il momento, dopo giorni di pesanti combattimenti all’inizio di questa settimana, che hanno coinvolto i civili.
Le ragioni del conflitto
Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian dura da generazioni. Nel 1991, dopo che l’Unione Sovietica si è dissolta e ha lasciato il posto a singoli Paesi all’interno del suo ex territorio, noto come Nagorno-Karabakh o Artsakh (quest’ultimo è il nome attuale), è scoppiata una guerra che alla fine ha provocato più di 20 mila morti, prima che una delle due parti si ritirasse dalle proprie rivendicazioni su questa regione montuosa vicino al Lago Sevan, dove molte persone vivono in violazione del diritto internazionale, dal momento che si trova al di fuori di qualsiasi confine riconosciuto a livello internazionale, senza l’autorizzazione di Islamabad o di Stepanakert, che controlla la maggior parte degli aspetti, a parte l’occupazione militare, ma che affitta ancora alcuni spazi.
Business italiano in Azerbaigian
Il conflitto tra Italia e Azerbaigian potrebbe avere importanti effetti di ricaduta sull’economia italiana. Ad esempio, secondo i dati della Camera di Commercio Italo-Azerbaigiana (AICC), nel 2020 “l’Italia è stata il principale partner commerciale dell’Azerbaigian, con scambi reciproci valutati in 4,5 miliardi di dollari, mentre è rimasta anche uno dei suoi maggiori fornitori” Attualmente si stimano investimenti che vanno da 1 a 2 miliardi di euro in ogni direzione – tutto dipende da chi lo chiede!
La comunità imprenditoriale italiana in Armenia
La comunità imprenditoriale italiana è stata molto impegnata nell’ultimo anno. Nel 2017, secondo i dati di Infomercatiesteri, ci sono state il 24% in più di esportazioni e il 10% in meno di importazioni con l’Armenia; mentre i bilanci dell’Italia hanno mostrato un cambio di 84 milioni di euro (?). Si potrebbe pensare che questo significhi che stanno vincendo una specie di concorso o qualcosa del genere, perché questi numeri non sembrano reali! Ma no – si scopre che tutte quelle scarpe costose sono arrivate sugli scaffali di casa nostra non per magia, ma piuttosto attraverso schemi di tassazione come l’IVA “porosa”